Il carme illustra ciò che la poetessa pensa riguardo alla vecchiaia. La sua riflessione è così marcatamente triste e negativa da essere stata definita da Franco Ferrari “patografia della vecchiaia”. Notevole è il v. 8, che contiene una massima, una frase talmente incisiva da poter essere considerata di intento gnomico: “Chi ha umana natura non può diventare immune da vecchiaia”. A essa si collega il successivo exemplum mitologico, conclusivo dell’ode: Saffo presenta la storia di Aurora e dell’umano Titono che, amato dalla dea, ricevette in dono l’immortalità ma non l’eterna gioventù.

Metro: Ipponattei Acefali a Doppia Espansione Coriambica

ἰ]οκ[ό]λπων κάλα δῶρα, παῖδες,
]. φιλάοιδον λιγύραν χελύνναν.
]ποτ’ [ἔ]οντα χρόα γῆρας ἤδη
ἐγ]ένοντο τρίχες ἐκ μελαίναν,
βάρυς δέ μ’ ὀ [θ]ῦμος πεπόηται, γόνα δ’οὐ φέροισι,
τὰ δή ποτα λαίψηρ’ ἔον ὄρχησθ’ ἴσα νεβρίοισιν.
<ταῦ>τα στεναχίζω θαμέως. ἀλλὰ τί κεν ποείην;
ἀγήραον ἄνθρωπον ἔοντ’ οὐ δύνατον γένεσθαι.
καὶ γάρ π[ο]τα Τίθωνον ἔφαντο βροδόπαχυν Αὔων
ἔρῳ…….ισανβάμεν’ εἰς ἔσχαταγᾶςφέροισα[ν
ἔοντα
[κ]άλον καὶ νέον, ἀλλ’ αὔτον ὔμως ἔμαρψ[ε
χρόνῳ πόλιον γῆρας ἔχ[ο]ντ’ ἀθανάταν ἄκοιτιν.

ἰ]οκ[ό]λπων κάλα δῶρα, παῖδες,
]. φιλάοιδον λιγύραν χελύνναν.
]ποτ’ [ἔ]οντα χρόα γῆρας δη
ἐγ]ένοντο τρίχες ἐκ μελαίναν,
βάρυς δέ μ’ ὀ [θ]ῦμος πεπόηται, γόνα δ’οὐ φέροισι,
τὰ δή ποτα λαίψηρ’ ἔον ὄρχησθ’ ἴσα νεβρίοισιν.
<ταῦ>τα στεναχίζω θαμέως. ἀλλὰ τί κεν ποείην;
ἀγήραον ἄνθρωπον ἔοντ’ οὐ δύνατον γένεσθαι.
καὶ γάρ π[ο]τα Τίθωνον ἔφαντο βροδόπαχυν Αὔων
ἔρῳ…….ισανβάμεν’ εἰς ἔσχατα γᾶς φέροισα[ν
ἔοντα [κ]άλον καὶ νέον, ἀλλ’ αὔτον ὔμωςμαρψ[ε
χρόνῳ πόλιον γῆρας ἔχ[ο]ντ’ ἀθανάτανκοιτιν.

Traduzione

I bei doni delle Muse dal seno di viola, o ragazze,
l’amica del canto, la lira dal suono armonioso,
… il corpo che un tempo era … ormai la vecchiaia,
e divennero bianchi i capelli da neri,
e l’animo mi s’è fatto pesante, non reggono più le ginocchia
che un tempo erano agili a danzare, come cerbiatte:
così io piango, e spesso: ma che ci potrei fare?
Se si è esseri umani non si può sfuggire alla vecchiaia.
E infatti un tempo dicono che Aurora dalle braccia di rosa
struggendosi d’amore, andò a portar Titono ai confini della terra,
lui ch’era bello e giovane, e tuttavia lo colse
col tempo la canuta vecchiaia, benché sposa immortale egli avesse.


Traduzione di Federico Cinti

Praticate, o ragazze, i bei doni delle Muse
dal grembo di viola e la lira melodiosa e sonora:
a me già la vecchiaia ha ghermito il corpo, un tempo
delicato, e le chiome da nere sono ormai bianche:
il mio animo è oppresso e non più mi reggono le gambe,
che un tempo erano leggere alla danza, come cerbiatti.
Io spesso lamento questo stato: ma cosa potrei fare?
Non è possibile all’essere umano sfuggire alla vecchiaia.
E infatti si narra che un tempo l’Aurora dalle braccia di rosa
per amore rapì Titono e lo portò ai confini del mondo,
lui che era allora giovane e bello, ma tuttavia con il tempo
la canuta vecchiaia lo colse, benché avesse una sposa immortale.


Traduzione di Giulio Guidorizzi

A voi, fanciulle, sono cari i bei doni delle Muse dai seni di viola
e non è sconveniente prendere la lira sonora, amante del canto.
A me invece il corpo, tenero un tempo, la vecchiaia ha deturpato;
da neri i capelli sono diventati bianchi,
l’animo si è fatto pesante e non mi sostengono più le ginocchia,
che un tempo erano leggere e come cerbiatte mi permettevano di danzare;
ora spesso mi lamento; ma che potrei fare?
Chi ha umana natura non può diventare immune da vecchiaia.
E un tempo dicevano che Aurora dalle braccia di rosa
per amore salì sulla coppa (di Helios), si recò ai confini della terra portando Titono, che era giovane e bello,
ma pure la grigia vecchiaia colse col tempo lui,
che consorte immortale aveva.


Traduzione di Gennaro Tedeschi